L’evento, che fa parte delle celebrazioni previste in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato del 20 giugno, ha visto la partecipazione di: Lamberto Bertolé (assessore al welfare e alla salute del Comune di Milano); Marcello Rossoni (responsabile dell’Ufficio di Milano di UNHCR); Fabiana Musicco (Direttrice Refugees Welcome Italia); Eleonora Corsaro (Viceprefetto); Gabriella Pasi (Pro-rettrice per l’internazionalizzazione di Università di Milano Bicocca); Giovanna Giusti Del Giardino (responsabile della sostenibilità del Gruppo Mediobanca); Daniela Di Capua (Responsabile dell’Ufficio 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai).
Il progetto “Community Matching” promuove l’incontro tra rifugiati e comunità locali in dieci città italiane con l’obiettivo di creare comunità più inclusive e favorire i percorsi di integrazione.
L’idea alla base del programma, nato alla fine del 2021, è quella di promuovere relazioni paritarie tra persone rifugiate e volontari, che possono registrarsi attraverso un portale ed essere accompagnate da personale qualificato nella costruzione di nuovi e significativi legami.
Come affermato da Marcello Rossoni di UNHCR, si tratta di un “progetto innovativo nella sua semplicità, che porta le persone sul territorio a incontrarsi, a sviluppare amicizie. Già in più di mille match ha permesso di vedere un decisivo miglioramento nelle opportunità educative e lavorative delle persone rifugiate. Inoltre, sta contribuendo a promuovere una narrativa più positiva del fenomeno dell’immigrazione e dell’integrazione, una narrativa che racconta di persone che si incontrano e tessono relazioni”.
Il progetto infatti riconosce il valore determinante delle relazioni personali e sociali per favorire percorsi più efficaci e sostenibili di inclusione, facilitando l’accesso alla casa, al lavoro, ai servizi, all’acquisizione della lingua italiana, alla costruzione di reti sociali dove entrambe le persone coinvolte, italiana e straniera, trovino una loro dimensione. Sono le relazioni che la persona stabilisce che fanno di un individuo un membro di una comunità. Inoltre, attraverso la reciproca conoscenza, si abbattono barriere e si superano stereotipi, si valorizzano risorse e si contribuisce attivamente alla società.
L’impatto del progetto è stato misurato per il secondo anno consecutivo da una ricerca che rivela come l’84% dei rifugiati coinvolti ha migliorato la propria capacità di orientarsi sul territorio, il 63% dei rifugiati ha migliorato il livello di italiano, il 30% ha trovato una sistemazione alloggiativa e il 20% un contratto di lavoro regolare. L’impatto sulle comunità locali anche mostra un dato significativo: oltre 8,000 persone sono state informate e sensibilizzate sul tema dalla diretta voce dei suoi protagonisti.
Community Matching, come sottolineato da Fabiana Musicco di Refugees Welcome, permette alle persone coinvolte di tornare ad “avere una progettualità e riannodare i fili di un progetto di vita che è stato spezzato”. Le relazioni che nascono tra i buddies hanno poi un “effetto moltiplicatore incredibile sulle comunità: le persone matchate attivano dei legami di comunità che coinvolgono molte altre persone all’interno delle comunità in cui si sviluppano”.
Nel corso dell’evento hanno raccontato la loro esperienza due buddies: Habib, che viene dalla Siria, e Paolo, volontario milanese. Habib, in particolare, ha condiviso il profondo senso di solitudine che ha vissuto per i primi 2 anni dall’arrivo a Milano, in cui le persone gli sembrava che fossero costantemente impegnate e di corsa. Grazie al programma, ha stretto per la prima volta legami in Italia con persone con le quali si sente più positivo, con cui può confrontarsi e riflettere insieme su interessi comuni, anche oltre al lavoro, ritrovando così quel senso di comunità che aveva perso quando ha dovuto lasciare casa sua in Siria.
Daniela Di Capua, responsabile dell’Ufficio 8×1000 della Soka Gakkai, ha spiegato come l’intento dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai nell’utilizzo dei fondi 8×1000 sia quello di «trovare un’applicazione concreta, attraverso le azioni che sosteniamo, del rispetto della vita e dell’interdipendenza tra tutte e tutti noi, e tra noi e l’ambiente. È il terzo anno che sosteniamo con grande convinzione il Community Matching proprio perché corrisponde moltissimo a questo punto di vista. Questo programma permette di sperimentare quanto potere ci sia nel dialogo, anziché nel conflitto o nella chiusura, e quanto valore si trovi nella complessità anziché nella sicurezza dell’omologazione. Attraverso queste esperienze concrete si dimostra quanto valore può emergere dall’incontro fra mondi apparentemente distanti e la maggiore apertura e determinazione che può svilupparsi nei decisori politici ed istituzionali, a vantaggio di tutta la comunità».