Come è nato il progetto “3R per il mare” e quali sono i suoi obiettivi?
Il progetto si svolge in Sicilia, nel Golfo di Palermo, un’area marina particolarmente degradata e ha tre obiettivi: contribuire ai processi di ricolonizzazione delle praterie di posidonia oceanica (pianta acquatica fondamentale nell’ecosistema marino) strutturando un’operazione di trapianto, attivare delle azioni di contrasto all’inquinamento marino con il recupero di pneumatici abbandonati nei fondali e sensibilizzare docenti e studenti della scuola superiore tramite attività educative.
La prima R del progetto (3R per il mare) è “Rigenerare”, dare cioè nuovo respiro alle risorse naturali. Questa prima fase intende preservare l’ambiente marino costiero attraverso l’intervento di riforestazione di posidonia oceanica che produce ossigeno.
La seconda R consiste nel “Recuperare” per contrastare l’inquinamento. In questo punto nei fondali si trovano pneumatici di grandi dimensioni abbandonati illegalmente, che nel tempo si deteriorano e rilasciano microparticelle che si disperdono nell’ambiente. Alcuni pneumatici recuperati avranno una nuova vita. Dopo trattamenti in impianti specializzati si otterrà un granulato polverino di gomma che potrà essere utilizzato per la produzione di asfalti modificati, pavimentazioni, manufatti, superfici sportive, materiale per l’isolamento e l’arredo urbano.
L’ultima R del progetto è “Rispettare”. Dobbiamo tutelare l’ambiente in cui viviamo e che ci ospita perché se non è in buona salute anche noi rischiamo di non esserlo. Per rispettare dobbiamo conoscere. Questo terzo punto riguarda, appunto, le attività di educazione ambientale, coinvolgendo le istituzioni scolastiche.
In cosa consistono le attività educative?
Le attività di educazione ambientale coinvolgono sia docenti che studenti, attraverso i laboratori didattici realizzati dai nostri operatori. Questi si svolgono all’interno del nostro Centro di educazione ambientale Baia del Corallo, di recente inaugurazione, una splendida struttura attrezzata, situata in un’area marina protetta nel Golfo di Palermo.
I laboratori hanno l’obiettivo di spiegare agli studenti le caratteristiche del mare, la sua preziosa funzione di regolatore del clima, l’importanza delle praterie di posidonia, il legame tra il mare e il patrimonio di tradizioni e saperi locali e di sensibilizzare sulla necessità di proteggere la biodiversità in tutta la sua complessità poiché la nostra vita è legata in maniera inequivocabile a quella del mare e dell’ambiente.
Il materiale divulgativo realizzato favorisce una corretta informazione e comprensione del valore dell’ambiente e della necessità di tutelarlo. Le future generazioni saranno i decisori di domani. Solo “entrando” nelle scuole si avvierà una conversione culturale. È attraverso la consapevolezza che possiamo pensare di affrontare il difficile futuro che l’umanità ha davanti, mettendo in atto la transizione ecologica che il mondo ci chiede. Questo progetto, che prevede la presenza di personale specializzato e un grande lavoro di rete tra diversi partner, non sarebbe stato possibile senza il sostegno dei fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Siamo felici di poter intervenire in questo territorio così fortemente degradato e ridare ossigeno a una “perla” del Mediterraneo.
Perché il mare è così importante per mantenere l’equilibro nell’ecosistema?
Il mare produce più del 50% dell’ossigeno che respiriamo, anche se in molti non lo sanno. Lo produce tramite gli organismi fotosintetici, come le piante marine che andremo a piantumare, tra cui la posidonia oceanica, che producono ossigeno e assorbono anidride carbonica.
L’Oceano assorbe 24 milioni di tonnellate al giorno di anidride carbonica contribuendo a mitigare gli effetti delle emissioni antropiche che causano il riscaldamento globale. Le attività umane infatti creano più del 90% del calore in eccesso che, immagazzinato dalla Terra negli ultimi 50 anni, si trova principalmente nell’oceano.
La causa principale di inquinamento marino è rappresentata dalle plastiche e dalle microplastiche che sono dei frammenti molto piccoli chiaramente erosi e lavorati dall’acqua. Stazionano nei fondali e possono mettere in pericolo la vita degli animali marini. Le microplastiche sono state trovate anche nel nostro corpo, nel sangue, nella placenta umana, persino nel cervello. Tutto è collegato.
Cosa possiamo fare nel quotidiano per sviluppare una coscienza ecologica in noi stessi anche negli altri?
Ovviamente servono delle leggi per tutelare l’ambiente marino e che mettano limiti dell’over fishing, vietino i grandi eventi su siti naturali e semi naturali, contrastino la pesca illegale, o come la petizione europea che stiamo sostenendo per chiedere l’abolizione della pratica brutale dello spinnamento degli squali, ma è importante essere consapevoli che ognuno con le proprie azioni può portare un cambiamento, anche se piccolo.
Un gesto come buttare a terra un mozzicone di sigaretta può essere fatto in maniera inconsapevole ma sicuramente ha un impatto enorme sull’ambiente. Possiamo fare la differenza con le nostre scelte come ridurre il consumo di plastica monouso, utilizzare borracce, comprare gli alimenti sfusi invece che confezionati, fare scelte alimentari e acquisti sostenibili e consapevoli, evitare l’abbigliamento sintetico che in lavatrice rilascia microplastiche che finiscono in mare, e tanto altro.
In questo modo non solo riduciamo il nostro impatto ma siamo anche di esempio per gli altri, come i nostri figli e le persone che ci stanno intorno, innescando un meccanismo virtuoso in linea con i princìpi della transizione ecologica.
Ciascuno di noi può e deve fare la differenza, per essere parte del cambiamento.