Un docufilm sulla tragedia di Hiroshima

Cultura

Abbiamo intervistato Giuseppe Carrieri, docente all’Università IULM, per il progetto “Libro delle ombre: Docufilm” sostenuto con i fondi 8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Grazie al progetto, studentesse e studenti del corso di Laurea magistrale in Televisione, Cinema e New Media dell’Università IULM di Milano, realizzano un docufilm per riflettere sulla tragedia dell'esplosione atomica su Hiroshima con l'obiettivo di mantenere viva la memoria.

Come nasce questo progetto e in che modo vengono coinvolti gli studenti e le studentesse del corso di Regia Cinematografica dello IULM?

Sono un docente a contratto all’Università IULM e il mio corso si chiama Laboratorio avanzato di regia cinematografica che ha come fine quello di realizzare un’esperienza cinematografica attraverso la conoscenza visiva e l’esplorazione. Dunque, il cinema attraverso un apprendimento sul campo, un apprendimento nel mondo.
L’anno scorso ai miei ex studenti e studentesse, ho proposto un viaggio a Hiroshima per raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti, in occasione dell’anniversario dello scoppio delle bombe atomiche.
Abbiamo fatto una selezione per il viaggio in Giappone e la realizzazione del progetto sono stati scelti i due studenti, ora laureati, Kevin Greguoldo e Ginevra Solaroli.
In quel momento si è manifestata l’opportunità di lavorare con il sostegno dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che si è mostrato da subito interessato al progetto sia dal punto di vista educativo sia al lavoro di produzione artistica.
Il progetto “Il libro delle ombre” include la produzione e diffusione di un docufilm sulla tragedia dei bombardamenti atomici, sulla memoria e sulla pace, sostenuto da una approfondita ricerca storico-testimoniale.
La realizzazione del docufilm è avvenuta a febbraio ed ha ottenuto il patrocinio della Hiroshima Film Commission, un’istituzione che abbraccia le stesse cause che sono alla base del progetto.
Il film parte dalla suggestione di un’ombra, l’ombra dell’ignoto: sulle gradinate della Sumitomo Bank, si vede una figura colta dalla vampata deflagrante che è diventata cenere.
Quest’ombra è una metafora di tante ombre che ci circondano nell’attualità bellica, di politici che giocano con le vite delle persone e usano la bomba atomica come una specie di monito, non sapendo quali sono veramente le conseguenze di una bomba atomica.
Il bello di questa produzione è che sono gli ex studenti che hanno realizzato tutto!
Maria Matilde Fondi alle animazioni, Elisa Chiari al montaggio, alla post-produzione, Emanuele Stalla come direttore della fotografia, Edmondo Riccardo Annoni come compositore della musica originale, Alberto Di Leo nell’amministrazione produzione, ma anche la supervisione storica del professor Massimo Di Giuseppe che ha sostenuto fortemente la realizzazione di questo docufilm.

L’idea del docufilm è quella di partire dalle testimonianze dei sopravvissuti alla tragedia di Hiroshima e Nagasaki per giungere alla prospettiva di una futura pacificazione. In che modo gli studenti e le studentesse coinvolti nel progetto hanno presentato e ideato questa possibile futura pacificazione?

Abbiamo studiato a scuola lo scoppio delle due bombe atomiche, ma pensate per un attimo cosa significa uscire dal libro di storia ed entrare nelle case delle persone che sono ancora in vita e che sono state vittime della bomba atomica. Quindi alla parola pacificazione io credo che si possa rispondere in un solo modo: attraverso l’incontro. Perché questo film se è stato e spero lo sia per loro, un ricordo memorabile, nasce dal fatto che l’incontro è l’unico modo di esprimere la pace. Con studenti e studentesse siamo entrati nelle case dei sopravvissuti a Hiroshima, e ci siamo immersi nella loro cultura, e questo vale molto di più di quattromila pagine di storia, dato che tra meno di dieci anni queste persone non ci saranno più per ragioni naturali.
L’arte cinematografica è un’arte di educazione allo sguardo. Saper guardare è un atto di civiltà.
Spero vivamente che nella mia classe di regia avanzata tutte le persone possano sviluppare la capacità di saper guardare. La xenofobia o tutte le manifestazioni di disprezzo verso l’altro, che cosa sono in fondo se non uno sguardo errato? Io credo che l’arte cinematografica debba assumere su di sé la possibilità di farsi portavoce di una sorta di nuova disciplina dello sguardo in grado di riconoscere meglio l’altro, l’altra e contribuire così a realizzare la pace nel mondo.

C’è un’esperienza personale a riguardo?

Nell’arco di undici anni, ho viaggiato in più di cento paesi, la mia esperienza è quella di un fortunato esploratore che è stato invitato nei luoghi più impensabili, nelle case delle persone.
Ho viaggiato in Afghanistan quando il Mullah Omar è stato ucciso nel 2015, ho viaggiato in Libia, al confine col Mali ai tempi di Al Qaeda, sono stato in territori come la Repubblica Centrafricana pochi giorni prima della visita di Papa Francesco. Sono tutti luoghi che non dimentico e non dimenticherò mai. Lì ho capito come tutto sia molto più semplice, cioè approcciandoci con il giusto sguardo ho sempre avuto la fortuna di essere accolto. Sono stato cauto e sicuramente fortunato. Ciò che ho imparato è che se ci guardiamo negli occhi, indipendentemente dal luogo in cui ci troviamo, è possibile riconoscersi come esseri umani. Quindi riguardo alla mia personale esperienza io la associo alla necessità culturale, esplorativa del viaggio come grande ricerca.

Perché secondo voi è importante e come possiamo preservare la memoria e renderla uno strumento centrale per evitare che le tragedie del passato si ripetano?

È fondamentale porre l’attenzione su un elemento come quello della bomba atomica o di un conflitto da cui non si ritorna indietro. L’educazione di chi si affaccia al mondo senza una presa di coscienza sia molto a repentaglio perché poi si vuole la guerra per cose banali… Anche rispetto ai programmi educativi parliamo spesso degli Assiri e dei Babilonesi, ma i bambini a volte si sentono sconnessi da questi temi perché non c’è una connessione all’attualità. Lo scopo del docufilm è anche questo e sarebbe bello portarli invece a vedere un film su Hiroshima…
Sarà trasmesso il 6 agosto in seconda serata su Tv2000 alle 22.55 e la speranza è di fare delle proiezioni a Milano, a Roma, ovunque.
Riguardo al docufilm “Libro delle ombre”, la lotta al disarmo nucleare è uno dei cardini della Soka Gakkai e io credo di aver abbracciato lo spirito dell’organizzazione più di quanto non credessi. Ho ricevuto anche dei feedback da persone che hanno visto in anteprima il docufilm e mi sono commosso perché ho sentito che è arrivato, il film raggiunge i cuori delle persone. Sono felice perché per me comunicare significa arrivare al cuore degli altri, delle altre.

Guarda il trailer:

Torna alle news