Francesco Manieri, presidente di Libertà Era Restare
Come nasce e in cosa consiste il progetto “Il verde in città”? E perché interessa proprio quest’area geografica?
Il verde in città nasce per riqualificare un’area demaniale in stato di abbandono e grave degrado. Acquisendo la sede in via Agucchi, nel quartiere Navile di Bologna, abbiamo visto che esisteva quest’area di un ettaro e mezzo che era diventata una discarica ed è emerso il desiderio di avviare un’opera di riqualificazione per rendere ai cittadini questo spazio.
Nel progetto, oltre alla bonifica, è prevista la piantumazione di essenze che erano andate perdute negli anni e la realizzazione di un orto sociale di 1500 metri quadrati, dove i cittadini coltivano gli ortaggi per il loro consumo domestico.
La scommessa è stata realizzare un unico orto sociale condiviso, dove tutti lavorano insieme e in cui si condividono i prodotti della terra.
Uno degli obiettivi del progetto è contrastare il cambiamento climatico posizionando nuove piante forestali, da frutto, arbusti e piante agricole, che producono ossigeno e assorbono anidride carbonica. Anche un intervento apparentemente piccolo dà risultati grandi nella lotta alla produzione di anidride carbonica.
Quanto è stato importante il contributo dei fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai?
Il contributo dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai è stato fondamentale, noi siamo una piccola realtà che si sostiene con le quote sociali dei propri associati e tramite iniziative locali.
Poter usufruire di questo contributo ci ha permesso di fare un salto di qualità, investire sulla formazione, sulla progettazione e sul coinvolgimento di altre realtà sociali per contribuire a realizzare opere che rimarranno nel tempo sul territorio.
Da quando il parco è tornato a uno stato naturale, i cittadini e le cittadine della zona stanno apprezzando e fruendo dello spazio, le persone hanno cominciato a fare le passeggiate e fermarsi qui per la pausa pranzo, altri stanno partecipando alle attività culturali, alla cura dell’orto e alla manutenzione del parco.
È un bene comune che viene restituito alla cittadinanza, e la cittadinanza dovrà farsene carico.
Martina Riccio, Centro di Salute Internazionale e Interculturale (CSI)-APS (soggetto partner)
Il Centro di salute Internazionale e Interculturale lavora sul territorio da diversi anni e ha sviluppato delle relazioni di conoscenza e fiducia con chi lo abita, dall’avvio del progetto tanti si sono avvicinati tramite il passaparola.
Dai nostri studi emerge che ci sono molte persone che avrebbero bisogno, ma non beneficiano, dei progetti disponibili rivolti alla promozione della salute e del benessere, per tale ragione il nostro obiettivo è coinvolgere sempre più persone nel progetto.
Attualmente, oltre all’orto sociale, abbiamo un appuntamento settimanale per creare dei momenti collettivi di socializzazione e fare delle attività insieme, come ad esempio la proiezione di film grazie al cinema all’aperto. Inoltre, le feste sono uno dei modi migliori per fare socialità.
Prima quest’area era un groviglio di rovi e topi, un grosso problema per le abitazioni confinanti, le persone che ci vivono adesso sono le prime che usufruiscono del parco; nel comparto di edilizia residenziale pubblica adiacente al Parco vivono circa seicento famiglie.
Quali sono le sfide che state incontrando?
Le persone che solitamente accedono più facilmente alle attività offerte dal territorio sono quelle che hanno più risorse per farlo, più soldi e conoscenze.
La prima sfida per noi è mantenere un approccio di equità dando di più a chi ha più bisogno, mettendo le persone che fanno più fatica in condizione di partecipare alle attività che offriamo.
Uno degli obiettivi dell’orto sociale è che le persone riescano a portarsi a casa la spesa, ricevendo un beneficio immediato sia in termini di risparmio economico, sia di cibo sano. Non è facile perché si sentono in dovere di dare qualcosa, anche solo un’offerta.
La condivisione di un orto collettivo porta con sé la sfida nella gestione dei conflitti che emergono naturalmente e dunque, quando emergono tensioni o i dubbi, l’obiettivo è quello di lavorarci insieme.
Per superare la difficoltà di coinvolgere anche le persone di origine straniera e farle sentire protagoniste attive, abbiamo pensato di piantare insieme a loro prodotti agricoli di altra provenienza e questa proposta è piaciuta molto!
La zona è molto frequentata dai bambini, di fianco al parco c’è un centro socio-educativo e collaboriamo con gli educatori che lo gestiscono.
Coinvolgere gli adolescenti è più complicato perché tendono a stare con i loro amici, per questa ragione siamo in rete con il servizio di Educativa di strada che è in contatto con molti ragazzi e ragazze.
Quest’estate abbiamo organizzato anche degli incontri sul rapporto tra ambiente e salute, che è quello di cui ci occupiamo noi nello specifico. Le attività che proponiamo come Centro di salute, sia laboratori pratici sia incontri collettivi, hanno sempre l’obiettivo di riflettere insieme e fare esperienza di come tutto influisce sulla nostra salute.
La sfida più grande per noi è progettare e agire in una prospettiva a lungo termine. Dare sostenibilità al progetto è fondamentale e stiamo costruendo le condizioni affinché in futuro tutto venga autogestito dagli abitanti del territorio, come uno spazio pubblico, senza bisogno della nostra presenza.
Emanuela, beneficiaria del progetto
Perché hai deciso di aderire al progetto?
Innanzitutto, mi piace stare a contatto con la natura. Poi il progetto è interessante perché si fanno esperienze nuove, si cerca di incentivare le persone e si creano cose buone e sane; sono riuscita anche a risparmiare su alcuni alimenti che compravo al supermercato. Mancava in città una cosa del genere. Grazie al progetto scopro e imparo cose nuove, mi diverto e condivido con gli altri, sia nel quartiere sia con persone che vengono da fuori. Ho coinvolto mio figlio, che partecipa volentieri. Personalmente in quello che faccio ci metto il cuore e vedo che la gente apprezza molto, ciò mi gratifica.
All’interno del progetto è prevista l’organizzazione di feste ed eventi. C’è stata una grande festa di quartiere che abbiamo fatto qui proprio nell’orto, dove sono venuti anche i rappresentanti delle istituzioni; c’erano molti giovani e tutte le persone hanno apprezzato ciò che abbiamo preparato da mangiare.
Khadija, beneficiaria del progetto
Perché per te è importante il progetto Il verde in città?
Quando mi è stato proposto di prendere parte al progetto stavo attraversando un periodo difficile, in cui sentivo il bisogno di conoscere persone nuove e trascorrere del tempo nel verde insieme alla mia famiglia.
Sono una mamma casalinga di quattro bimbi, mi trovo spesso a fare i conti con la stanchezza e poter portare i bambini in uno spazio come questo, in cui possono correre, svagarsi, fare delle cose nuove, è fondamentale per la salute e per il benessere di tutti.
I miei bimbi fanno molte nuove esperienze, conoscono le verdure e le piante, lavorano con le mani, toccano la terra e l’acqua. E noi approfittiamo tutte le volte che possiamo per raccogliere questi meravigliosi frutti dell’orto. Personalmente, è la prima volta che faccio una cosa del genere, è un’esperienza bellissima in cui posso confrontarmi e scambiare idee con persone nuove su tematiche interessanti. Anche gli eventi a cui partecipiamo sono molto stimolanti!