Corridoi umanitari dall’Afghanistan

Con Arci Nazionale, fornire rifugio e accoglienza a persone in fuga dal regime afghano.

Completato Diritti umani

Data di avvio

1 Marzo 2022

Durata

12 mesi

Realizzato da:

Arci Nazionale

Obiettivi

Sostenere interventi di accoglienza e inclusione in Italia per 50 cittadini e cittadine in fuga dall’Afghanistan attraverso i corridoi umanitari.

Mantenere alta l’attenzione nei confronti della crisi afghana e del dramma delle persone vittime del regime talebano attraverso iniziative di solidarietà concrete che coinvolgano i cittadini e le istituzioni locali e nazionali.

Il progetto prevede l’accoglienza di 50 persone appartenenti a tre gruppi target:

  • donne sole o sole con bambini;
  • attiviste, militanti, difensori dei diritti umani (persone esposte a rischio di persecuzione a causa del loro impegno politico, sociale, culturale o artistico);
  • persone appartenenti alla comunità LGBTQ+;
  • giornalisti e giornaliste.

La rete dei circoli rifugio — già sostenuta dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai attraverso i fondi 8×1000 del 2020 — metterà a disposizione un sistema di accoglienza sia in appartamenti dedicati che all’interno di famiglie conviventi. A disposizione della rete verrà fornita la professionalità di operatori e mediatori esperti, nonché di servizi specifici già gestiti da Arci Nazionale (Numero Verde, JumaMap, Here4you).

A partire dalla seconda metà di agosto del 2021, l’emergenza Afghanistan ha coinvolto e sconvolto l’opinione pubblica e il lavoro di tutti gli enti di tutela dei diritti delle persone in cerca di protezione in Italia. Attraverso il servizio del Numero Verde, Arci Nazionale ha sin da subito instaurato una procedura di segnalazione delle persone da mettere in sicurezza con la Farnesina, operando come soggetto di raccordo tra le associazioni.

Questo lavoro ha portato alla segnalazione di oltre mille persone, e ha fatto sì che il servizio divenisse uno dei principali contatti per la comunità afghana presente in Italia e soprattutto per i loro cari rimasti in Afghanistan. Un percorso che, assieme al lavoro congiunto di altre quattro associazioni, si è tradotto nella firma, per la prima volta, di un protocollo con Ministeri dell’Interno e degli Esteri che prevede l’arrivo – tramite corridoi umanitari dall’Iran e dal Pakistan – di circa 1200 persone.