Cosa sono e come funzionano i corridoi umanitari?
I corridoi umanitari sono un canale d’ingresso sicuro e legale per tutte le persone che cercano di raggiungere l’Europa. L’Italia nel 2015 è stato il primo Paese dell’Unione europea a sperimentarli.
Grazie al protocollo firmato lo scorso dicembre da Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, UNHCR Italia – Agenzia ONU per i Rifugiati, Arci, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche e INMP, è stato possibile individuare una serie di persone particolarmente vulnerabili da far arrivare in Italia attraverso un volo di linea.
Il punto di debolezza dei corridoi umanitari è che si parla di numeri irrisori.
Il protocollo attuale, che ci permette di implementare un corridoio dalla Libia, prevede l’arrivo di 1500 persone in due anni. Se pensiamo che solo nel 2023 hanno perso la vita in mare più di 2000 persone si parla ancora di numeri molto piccoli.
Ciononostante per noi è un motivo di orgoglio poter salvare delle vite umane evitando che delle persone intraprendano un viaggio mettendo a rischio la loro vita.
Cosa succederà ai beneficiari una volta che arrivano in Italia?
ARCI ha messo in campo la rete dei Circoli rifugio che attuano il modello di accoglienza diffusa.
I Circoli mettono a disposizione degli appartamenti dove i beneficiari e le beneficiarie saranno supportati da un’equipe dedicata e professionale.
Una volta giunte a Roma, le persone verranno accompagnate dai singoli operatori nei luoghi di destinazione. Le città che hanno dato la disponibilità sono: Roma, Avellino, Crema, Bologna, Pistoia, Chieti e Viterbo.
Come previsto dal protocollo esse trascorreranno almeno sei mesi presso le nostre strutture. Durante questo periodo saranno supportati nella procedura della protezione internazionale ed eventualmente, alla segnalazione per un inserimento nel sistema pubblico di accoglienza il SAI.
Qual è l’obiettivo del progetto “Più corridoi per la libertà”?
Grazie al progetto “Più corridoi per la libertà” sostenuto con i fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, possiamo dimostrare che c’è un modo per arrivare in Italia e in Europa sicuro e legale.
Il progetto vuole essere una buona pratica che sia replicabile in tutta Europa, poiché ha origine da un regolamento europeo del 2009. Il regolamento prevede che i Paesi dell’area Schengen possano rilasciare dei visti umanitari. L’Italia lo ha fatto, la Francia lo ha replicato e adesso lo sta replicando anche il Belgio. Per noi è importante dimostrare che si può fare.
Un altro punto di forza del progetto è che coinvolge la cittadinanza, la nostra base associativa.
La gente comune vede con i propri occhi e partecipa con la propria solidarietà alla costruzione di un percorso di accoglienza e di inclusione di queste persone che oggi arrivano in Italia.