Una rivincita per il quartiere

Ambiente

In merito al progetto ALL – Agro Living Lab Ponticelli, realizzato da Era Cooperativa Sociale grazie ai fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, abbiamo intervistato Margherita Aurora del centro diurno Liliput, Antonio Pone dell’associazione Jolie Rouge e un beneficiario del progetto.
Questo prevede una nuova area polifunzionale e di verde urbano attraverso l’ampliamento dell’orto sociale di Ponticelli (Napoli) da destinare ad eventi artistici e culturali in un processo partecipato di cittadinanza attiva.

Margherita Aurora, educatrice Centro diurno Liliput

Come nasce il progetto? Avete la percezione che la comunità locale sia consapevole della trasformazione di questo territorio e ne stia beneficiando?

L’Orto sociale di Ponticelli nasce otto anni fa quando, come Centro diurno Liliput della Asl di Napoli 1, abbiamo chiesto in affidamento al Comune un parco pubblico abbandonato per la riabilitazione dei pazienti che seguiamo.
Il parco era una giungla, siamo partiti creando una rete con venti associazioni di cittadini, scuole e parrocchie del territorio. Attualmente contiamo oltre duecento terrazze all’interno dell’orto.
In questo percorso abbiamo avuto la fortuna di incontrare l’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Uno dei principali obiettivi del progetto è costruire un luogo dove vivere una dimensione comunitaria, perché non è la singola persona che si prende cura dell’area, ma sono le scuole, le famiglie e l’associazione con i suoi membri a farlo. Le persone si aggregano spontaneamente alla realtà dell’orto e molti non vengono qui solo per portare a casa i prodotti della terra, che ovviamente sono fondamentali, ma contribuiscono a 360 gradi al progetto sociale. Il prossimo passo è la realizzazione del teatro che sarà un’ulteriore possibilità per il territorio di sentire proprio uno spazio che gli era stato precluso.
Attraverso il progetto sono state erogate delle borse lavoro per la manutenzione del verde destinate a persone con fragilità, che stanno facendo un percorso di cura e di promozione dell’autonomia.

Quali sono gli ostacoli che riscontrate maggiormente e che minano la motivazione delle persone con fragilità?

Il progetto nasce dal Centro diurno Lilliput, un servizio che segue persone che si emancipano dalla dipendenza di sostanze e poi necessitano di un contesto sociale in cui tornare. Ovviamente i rapporti di amicizia, e molto spesso anche quelli con i familiari, sono compromessi per queste persone.
Come prima istanza, l’orto crea occasioni di incontro per imparare a ricostruire relazioni sane e poi, attraverso dei tirocini formativi, diamo loro delle borse lavoro che permettono di avere un riscatto economico. Sono le due dimensioni, quella sociale e lavorativa, che più li penalizzano. Inizialmente l’impatto non è stato semplice perché erano additati come persone tossicodipendenti, ma ad oggi tutti lavorano fianco a fianco; è un bellissimo risultato che stiamo ottenendo perché le persone hanno capito che anche chi ha fragilità ha il diritto di vivere una vita normale.
Il lavoro degli educatori è sostenere la persona, ci sono dei percorsi psicologici per aiutarla a superare i momenti di difficoltà.
Grazie al progetto dell’orto i beneficiari hanno la possibilità di sperimentarsi in un contesto nuovo e ricco di persone, allenandosi per potersi reinserire nel contesto sociale, familiare e lavorativo. Anche a percorso finito, l’orto ci dà la possibilità di continuare questo accompagnamento della persona a distanza e di osservarla. I beneficiari sanno che hanno sempre la possibilità di un confronto con noi per parlare delle loro difficoltà, ma anche delle soddisfazioni che hanno maturato lungo il  percorso.

Antonio Pone, coordinatore progetto per APS Jolie Rouge – Needle Agopuntura urbana

Quanto è importante promuovere iniziative culturali e di socializzazione in contesti particolarmente vulnerabili?

Il progetto ALL – Agro Living Lab è organizzato nel quartiere di Ponticelli, una zona molto periferica di Napoli, dove sono presenti sia problemi nelle infrastrutture che sacche di povertà e marginalità sociali.
Agro Living Lab è un processo di rigenerazione di uno dei grossi polmoni verdi della città che vuole costruire percorsi di cittadinanza attiva per quei tanti abitanti che si trovano in condizioni di povertà ed esclusione, un laboratorio “vivente” che coinvolga la comunità degli ortolani che dal 2015 è attiva all’interno di quell’area e li metta in relazione con il quartiere per avere una lettura condivisa dei bisogni intorno ai quali costruire progettualità. La valorizzazione del verde urbano è uno degli elementi centrali, ma il progetto si concentra soprattutto sulla promozione di attività culturali che favoriscono il coinvolgimento di giovani in dispersione scolastica e soggetti che vivono una povertà educativa. La volontà è di intervenire anche creando un contenitore che dia spazio ai tanti soggetti collegati, dal terzo settore alle scuole ai gruppi informali.

Come si stanno svolgendo gli interventi rigenerativi del progetto dell’area interessata?

Gli interventi sono strutturati secondo alcuni criteri dell’agopuntura urbana. Si inizia da una mappatura generale del territorio per arrivare al “collo di bottiglia”,  cioè da una lettura più ampia del quartiere si va a stringere progressivamente fino alla lettura delle aree funzionali che compongono l’area d’intervento e ovviamente il parco.
Poi tutto quello che è stato raccolto nella prima fase di indagine condivisa, converge in un processo di disamina: una squadra di architetti e progettisti ambientali interagisce con la comunità degli ortolani, con gli abitanti e il quartiere in generale, per tradurre le esigenze emerse in un progetto. In termini di biodiversità il parco in alcune parti assume la forma di bosco, anche a causa dell’incuria di tanti, ma questa in realtà è per noi una ricchezza di biodiversità assolutamente da tutelare. La questione della manutenzione è sempre una sfida perché i parchi urbani sono stati pensati in un’epoca in cui la manutenzione era più fattibile perché c’erano maggiori risorse.

Quali ostacoli state riscontrando?

Gli ostacoli principali ruotano intorno a due questioni. La prima è di carattere amministrativo, perché le aree verdi di Napoli sono spesso oggetto di responsabilità diffuse su più enti e questo rende molto complesso il coordinamento con le amministrazioni locali. Un altro ostacolo è la presenza di soggetti che rappresentano delle minacce per il parco: dall’elemento più banale del furto degli ortaggi a episodi di violenza più esplicita nei confronti di chi abita e anima quell’esperienza. La logica dietro al nostro intervento è esattamente quella di allargare la fruizione del parco a tutto il quartiere poiché questo rappresenta una forte difesa sociale. Relazionarsi con i giovani, le scuole, le organizzazioni a livello territoriale consolida il ruolo che quel parco già riveste in maniera forte all’interno del quartiere e della città e volendo anche nel Paese, essendo una delle esperienze di orti fra più grandi d’Europa.

Abbiamo chiesto a O. I., un beneficiario, cosa rappresenta per lui far parte di questo progetto

Per me è un’opportunità molto importante, essendo di Ponticelli sento che questo progetto rappresenta un riscatto per me e per il mio quartiere.
L’esperienza più significativa è la collaborazione che si è creata tra noi e gli ortolani perché ci sosteniamo a vicenda per tenere quanto più possibile pulite e curate le terrazze dell’orto. Si è creato un bel rapporto di amicizia, se ci serve una mano li chiamiamo e loro chiamano noi. Siamo sul posto dal martedì al venerdì e le mie mansioni sono principalmente tagliare l’erba e pulire.
Il mio desiderio per il futuro è trovare un posto di lavoro fisso che mi permetta di vivere con serenità, sia per me che per la mia famiglia.

Grazie al progetto sto imparando tante cose nuove che non ho mai fatto, come piantare gli ortaggi, potare le piante e tagliare alberi. Gli ortolani del posto mi hanno dato una mano, così come i colleghi inseriti nel progetto.

A me piace tanto stare in mezzo alla natura, inoltre sentire che sto facendo qualcosa per il mio quartiere è molto significativo.

Prima quelle aree erano abbandonate, adesso vedo con i miei occhi come tutto si sia trasformato. Ora è possibile fare una passeggiata e ognuno può trascorrere nel parco del tempo piacevole, questa è una rivincita per noi e per il quartiere.

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