Refuge Co-Housing LGBT+ è la struttura di Co-Housing, gestita da Gay Center, destinata a giovani LGBT+ vittime di violenza e discriminazione e/o migranti, per un progetto di piena inclusione per la prima volta nel centro storico di Roma.
Il progetto ha il sostegno dei fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che ne garantiscono la gestione, Flying Tiger Copenaghen che ha co-finanziato le spese di ristrutturazione, mentre la struttura è un bene confiscato alla mafia che è stata assegnata grazie all’impegno del Municipio 1 del Comune di Roma.
La struttura, avviata questa estate, ospita in regime di semiautonomia sino a 3 persone LGBT+ che provengono da situazioni di violenza e discriminazioni per la prima volta nel centro di Roma.
In occasione dell’inaugurazione della struttura sono intervenuti Lorenza Bonaccorsi, presidente Municipio 1 del comune di Roma, Claudia Santoloce, assessora Pari Opportunità Municipio 1, Marina Marini, Responsabile del Network Refuge LGBT+ e Francesco Sangregorio per l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
I due ragazzi che attualmente risiedono in Refuge Co-Housing LGBT+ hanno accolto gli ospiti preparando un dolce che hanno loro offerto per la colazione e, nel frattempo, li hanno intrattenuti raccontando le proprie esperienze e condividendo l’importanza di questa opportunità e di un tale sostegno per ritrovare speranza e costruire un futuro libero dalla paura, avendo la possibilità di esprimere al massimo il proprio potenziale.
Comunicato stampa
GIOVANI LGBT+ SALVATI GRAZIE A REFUGE CO-HOUSING LGBT+
Refuge Co-Housing LGBT+ è la struttura di Co-Housing, gestita da Gay Center, destinata a giovani LGBT+ vittime di violenza e discriminazione e/o migranti, per un progetto di piena inclusione per la prima volta nel centro storico di Roma, il progetto ha il sostegno dei fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che ne garantiscono la gestione, Flying Tiger Copenaghen che ha co-finanziato le spese di ristrutturazione, mentre la struttura è un bene confiscato alla mafia che è stata assegnata grazie all’impegno del Municipio 1 del Comune di Roma
La struttura, avviata questa estate ospita sino a 3 persone LGBT+, in regime di semiautonomia, che provengono da situazioni di violenza e discriminazioni per la prima volta nel centro di Roma.
“Ogni anno, attraverso il servizio della Gay Help Line 800 713 713, riceviamo centinaia di richieste di aiuto da parte di persone LGBT+, prevalentemente giovani, che subiscono violenze all’interno delle proprie famiglie e necessitano di un luogo sicuro in cui rifugiarsi. L’apertura, questa estate, del Refuge Co-Housing LGBT+ ha rappresentato un’aggiunta significativa al nostro Network Refuge LGBT+, permettendoci di accogliere oltre 140 persone dal 2016 a oggi. Questa struttura è specificamente dedicata a coloro che hanno superato la fase più traumatica e sono pronti a intraprendere un percorso verso l’autonomia. Refuge Co-Housing LGBT+ offre loro l’opportunità di proseguire studi specialistici o post-diploma, percorsi che gli utenti non potrebbero affrontare da soli, con l’obiettivo di garantire migliori opportunità lavorative e superare le discriminazioni che le persone LGBT+ affrontano nel mondo del lavoro. Questo grande traguardo è stato possibile grazie al prezioso contributo dei partner che ci sostengono” dichiara Marina Marini, Responsabile del Network Refuge LGBT+
“Come membri della Soka Gakkai, siamo profondamente convinti che la vera dignità di ogni persona si realizzi solo con l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e pregiudizio. Sostenere il progetto Refuge Co-Housing LGBT+ rappresenta per noi un impegno concreto nel garantire spazi sicuri e tutele concrete, dove giovani persone LGBT+ possano ritrovare speranza e costruire un futuro libero dalla paura, esprimendo al massimo il proprio potenziale” ha affermato Anna Conti, vice presidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
“In Italia siamo ancora molto indietro per l’accoglienza delle vittime di omobitranfobia, che molto spesso sono vittime di violenza familiare e non hanno un posto sicuro dove stare, per questo come Municipio 1 di Roma, abbiamo deciso di dedicare questa casa sequestrata alla mafia per supportare le a comunità LGBT+. Questo servizio si aggiunge anche allo sportello che abbiamo dedicato alle persone LGBT+, in questo modo il nostro Municipio mostra concretamente di essere in prima linea per i diritti LGBT+” affermano Lorenza Bonaccorsi Presidente Municipio 1 e Claudia Santoloce Assessora Pari Opportunità Municipio 1
Si riportano di seguito le dichiarazioni dei primi utenti di Refuge Co-Housing LGBT+
Mario (ragazzo transgender di 24 anni):
Essere ospitato da Refuge Co-Housing LGBT+ è prima di tutto una fonte di rassicurazione, qui vivo con l’angoscia costante di un futuro incerto. Finalmente posso smettere di annegare nei dubbi e iniziare a credere nei miei sogni, anche se piccoli, come quello di trovare un angolo di pace. Un luogo dove non devo sempre pensare a come sopravvivere, a come proteggermi dalle persone che mi feriscono per sentirsi meglio con sé stesse. Qui ho capito che esistono davvero persone che mi aiutano e mi danno la possibilità di formarmi per avere un futuro migliore. E questo, per me, è prezioso. Refuge LGBT+ per me rappresenta anche una sfida: è il tentativo di riprendere in mano la mia vita e diventare autonomo, nonostante le difficoltà.
Jacopo (ragazzo gay di 20 anni):
Per me Refuge LGBT+ è stata una seconda possibilità di vita. A 17 anni, sono stato vittima di violenze e discriminazione in casa perché gay, e mi sono sentito perso, come se il mondo mi avesse voltato le spalle. Entrare in questa casa famiglia ha significato non solo avere un tetto sopra la testa, ma soprattutto ricevere affetto, che è la cosa più importante. Qui, ho trovato persone che mi hanno accettato per quello che sono e mi hanno permesso di crescere senza subire violenze e la paura di essere giudicato. Grazie al sostegno di Refuge LGBT+ sono riuscito a diplomarmi e ora sto continuando a inseguire i miei sogni, grazie a Refuge Co-Housing LGBT+ che mi consente di studiare all’università.
Nonostante lavori part time, posso contare sulla casafamiglia, riuscendo a dedicare molte ore allo studio, cosa che diversamente non avrei potuto fare. Posso essere me stesso, con i miei tempi, senza la pressione di dover dimostrare qualcosa a qualcuno. Qui ho trovato la libertà di costruire il mio futuro, con amore e comprensione.