Qual è la mission della vostra associazione?
“Vita da Cani” è nato nel ’92 come ente che si occupava in particolare di randagismo, poi pian piano la nostra mission si è allargata. Oggi siamo un’associazione che lavora per la vita, la cura, la libertà di tutti gli animali contro ogni gabbia, maltrattamento e sfruttamento.
La nostra modalità di intervento riguarda due aspetti, uno pratico che afferisce alla cura, l’accoglienza, il salvataggio di animali che arrivano da noi o perché si sono auto liberati da situazioni di sfruttamento, o perché noi abbiamo seguito le loro storie e siamo riusciti a portarli in salvo. Ospitiamo più di 500 animali nelle nostre strutture. Tuttavia, non possiamo cambiare il mondo portando in salvo tutti gli animali, per tale ragione l’altro aspetto di cui ci occupiamo è comunicare e promuovere una serie di iniziative di sensibilizzazione e formazione. Le nostre parole chiave sono empatia e gentilezza. Riteniamo che l’empatia sia un motore di trasformazione potentissimo che può cambiare il mondo, noi creiamo delle situazioni di incontro tra persone e animali con l’obiettivo di sperimentare l’empatia. All’interno delle nostre strutture instauriamo relazioni orizzontali basate sul rispetto, sulla gentilezza, che abbiamo imparato proprio dagli animali con i quali viviamo. Vita da Cani collabora con tanti enti con finalità analoghe, siamo i rappresentanti della “Rete dei Santuari di animali liberi in Italia”, un network che raggruppa parecchi centri, associazioni e rifugi. Non ci definiamo un grande ente istituzionale, ciò che noi facciamo è chiedere alle persone di venire ad aiutarci, di seguire insieme a noi le battaglie che portiamo avanti sia nell’accudimento diretto degli animali, sia nel tentativo di cambiare il mondo.
Perché è importante fare azioni con l’obiettivo di sensibilizzare sempre di più al rispetto dei diritti degli animali e come è cambiata in questi ultimi anni la situazione in questo ambito?
Nel corso degli anni la sensibilità è cresciuta, prima nei confronti degli animali domestici, adesso si sta cercando di cambiare il nostro modo di vedere tutti gli altri esseri viventi che condividono con noi questo pianeta. È fondamentale lo sforzo continuo di toglierci dalla testa quei condizionamenti, quelle gabbie che ci fanno pensare che se il mondo è così, dopo tutto deve rimanere così. Condizionamenti che ci fanno pensare, ad esempio, che se vedo un cane alla catena faccio subito una segnalazione, ma quando passa un camion con il bestiame la considero una situazione normalizzata e che non c’è bisogno di un mio intervento. È un continuo sforzo di cambiare la realtà per cogliere tanti aspetti e questioni che ancora non sono state approfondite. Il primo step è l’informazione. Internet, le investigazioni, i filmati… hanno aperto delle crepe in quel muro possente che permette lo sfruttamento tranquillo degli altri animali. Noi esseri umani stiamo consumando tutte le risorse sulla terra e sfruttiamo il resto dei viventi, dobbiamo riuscire a fare un’autocritica e a rivalutare la modalità in cui agiamo in questo mondo. Con le nostre iniziative che prevedono un incontro diretto con gli altri animali, nel rispetto della loro libertà, cerchiamo di attivare un cambiamento, conoscendo gli altri animali, e far cadere dei paradigmi che nascono dalla non conoscenza.
Quali sono gli obiettivi e in cosa consiste il progetto “Diverse specie per un solo pianeta”?
Noi siamo una piccola associazione ma con grandi progetti, ci siamo sempre molto arrangiati e rimboccati le maniche, perciò tante cose sono state fatte in economia. Il contributo dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai è fondamentale per noi. Il progetto prevede l’ampliamento e la ristrutturazione di alcune delle nostre strutture, tra cui la predisposizione di un’infermeria. Abbiamo una comunità di uccelli e stiamo riqualificando la struttura che serve per la loro riabilitazione, per restituirli a una vita libera. L’altro aspetto del progetto è relativo al miglioramento delle strategie comunicative e al perfezionare il progetto didattico. Ci sarà sia una formazione interna degli operatori sia delle formazioni esterne aperte alla cittadinanza molto importanti. Vita da Cani accoglie attivisti, volontari e persone comuni che transitano anche da altre strutture e che vengono da noi a imparare. L’obiettivo è coinvolgere tutta la realtà territoriale per sensibilizzare la comunità sulle problematiche del degrado ambientale, della crisi climatica, e trovare delle modalità di intervento diretto per cambiare e che loro stessi siano strumento di cambiamento. Questo è quello che noi insieme a voi cercheremo di fare.
Le associazioni che si occupano di difesa degli animali sono poche e molte vivono una fase pionieristica, cosa pensa sia importante rafforzare?
La chiave è uscire dalla realtà emergenziale continua. Gli enti che si occupano di animali corrono da un’emergenza all’altra, che sicuramente è una parte importante perché cambiano la vita di quei singoli soggetti che accolgono, ma manca la parte strategica per cambiare profondamente la realtà e fare in modo che ci siano sempre meno emergenze. Pochi fondi e poche risorse umane, ed emergenze da cui si è costantemente risucchiati. Chi gestisce un ente per la tutela degli animali deve avere un’idea chiara della propria sussistenza, capire quali risorse servono e lavorare per trovarle. Una volta aperto un rifugio è importante non chiuderlo, perché fai una promessa agli animali che accogli. Quindi è molto importante formarsi, avere capacità organizzative e raccogliere i fondi. Purtroppo i fondi sono molto limitati, non ci sono leggi dello Stato che concedono contributi per gli animali che storicamente vengono considerati cibo.
Lei da tanti anni si occupa di protezione dei diritti degli animali, come è nata questa sua passione? Cosa consiglierebbe a qualcuno che desidera dare un contributo, anche partendo da azioni apparentemente poco significative nel quotidiano?
La mia famiglia mi ha trasmesso il valore della giustizia, il senso critico e la convinzione che ognuno può fare la differenza. Sono cresciuta insieme a cani e gatti, che ho sempre considerato familiari, in particolare ho sviluppato una relazione profonda con uno dei miei primi cani e da lì ho iniziato a interrogarmi su alcuni aspetti. A tredici anni sono diventata vegetariana, ho deciso dall’oggi al domani che non avrei più mangiato animali. Ero nell’età dello sviluppo e i miei genitori mi hanno portato da un nutrizionista. Poi nel corso del tempo sono diventata vegana. Sono sempre stata una persona molto determinata di carattere. La prima associazione è nata quasi per gioco con tre compagne di liceo, eravamo senza soldi ma abbiamo lavorato sui bandi e alcuni progetti europei che poi hanno avuto fiducia in noi. Rispetto al contributo che ognuno di noi può dare, consiglierei alle persone di iniziare dal rapportarsi agli animali con rispetto, amicizia e non con logiche gerarchiche. Sicuramente la prima cosa è decidere di non mangiarne… Io consiglio sempre di fare una bella palestra presso un rifugio, entrare in una comunità che ti stimola. Noi siamo sede di servizio civile universale, italiano ed europeo. Attualmente abbiamo otto ragazzi, alcuni di loro dopo il servizio restano a lavorare da noi. In questo momento storico pieno di violenza e di guerre, c’è anche un grande potere di trasformazione. Agire ti dà speranza. Noi crediamo che anche nella situazione più tremenda ci sia sempre speranza.