Come nasce il progetto “Studenti e cambiamenti climatici: un percorso immersivo e sensoriale” e quali sono i suoi obiettivi?
Il progetto è legato alla nostra mission: come ONG ci occupiamo di cooperazione internazionale in diversi paesi del mondo e svolgiamo anche attività di carattere educativo, di sensibilizzazione e formazione, che in Italia portiamo avanti nelle scuole. In particolare, siamo molto sensibili alla tematica della sostenibilità ambientale.
Il progetto usa metodologie innovative per promuovere la partecipazione attiva dei giovani, per elevare il livello di conoscenze e competenze sul tema, per fornire strumenti da utilizzare, per proporre degli stili di vita differenti e svolgere delle azioni che mirino a lenire gli effetti del cambiamento climatico.
Le nostre attività educative solitamente coinvolgono singole scuole o singoli contesti per periodi limitati di tempo, invece grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai possiamo garantire una maggiore continuità e un maggior bacino d’utenza. Abbiamo inoltre identificato una serie di indicatori per valutare l’impatto che avranno le proposte e le azioni del progetto promosso.
Per semplificare, possiamo dire che il progetto è diviso in tre grandi componenti.
La prima riguarda la formazione, quella di carattere educativo che si rivolge ai giovani e ai docenti per ampliare le conoscenze e le competenze.
La seconda prevede una partecipazione attiva per mettere in pratica con azioni concrete ciò che si è imparato.
La terza è la componente più innovativa del progetto, perché riguarda l’utilizzo di due strumenti: una piattaforma web che utilizza il gioco come strumento di partecipazione e un percorso immersivo e sensoriale.
È fondamentale trovare delle modalità innovative che sappiano parlare ai giovani e che utilizzino un linguaggio a loro affine, per riuscire a entrare in empatia ed evitare che queste tematiche “scivolino via”.
In cosa consiste l’esperienza immersiva e in che modo sono coinvolti i cinque sensi?
L’obiettivo dell’esperienza immersiva è far vivere agli studenti e alle studentesse sulla propria pelle determinate sensazioni.
Il percorso immersivo sui cambiamenti climatici, che si chiama “2060”, è un gioco di ruolo, un’esperienza teatrale dove i partecipanti vengono inseriti in un contesto e ne diventano i protagonisti.
I visitatori entrano in uno spazio con schermi video molto grandi sulle pareti e l’audio con suoni di vari ambienti. Viene riprodotta una realtà che è quella del 2060, le condizioni climatiche di alcuni Paesi tra cui l’Italia rendono impossibile viverci: ci sono alluvioni, gli oceani si sono innalzati, c’è un forte inquinamento e si verificano eventi climatici estremi.
Gli abitanti devono abbandonare i loro Paesi, fanno domanda per poter partire in modo legittimo ma gli viene rifiutata; quindi, sono costretti a intraprendere vie illegali.
I visitatori interagiscono con degli attori che svolgono il ruolo di trafficanti, vengono bendati e fatti uscire a piccoli gruppi e iniziano un percorso immersivo che li porterà a passare da diverse sale che riproducono ambienti diversi.
Essendo bendati hanno la possibilità di sentire solamente con il tatto, l’udito e l’olfatto. Fondamentalmente vivono sulla loro pelle da una parte un’idea delle conseguenze del cambiamento climatico e dall’altra anche quella di essere migranti irregolari.
L’ultima sala è quella dove condividono le sensazioni che hanno vissuto e un educatore che fa da mediatore propone un patto finale dove possono scegliere da un elenco dieci azioni da fare, per cambiare il loro stile di vita e migliorare il loro ambiente.
Come è possibile assicurarsi che gli effetti positivi di questa esperienza durino nel tempo?
Gli studenti e le studentesse sono molto giovani quindi è difficile avere una certezza di ciò, ma sappiamo che far vivere in prima persona certe emozioni è una cosa che lascia un segno.
Inoltre, c’è una piattaforma web che sarà attiva per tutto il 2025 dove i ragazzi che hanno preso parte alle attività potranno continuare a partecipare individualmente o come gruppo classe, mettendo in pratica le conoscenze che hanno appreso. Le attività della piattaforma li stimolano a sperimentarsi nel loro territorio, nella loro quotidianità e nelle loro scelte di vita e di consumo.
Ad ora il percorso è stato molto gradito e anche la piattaforma: alla fine del percorso facciamo un questionario ai ragazzi sia sull’ampliamento delle conoscenze, sia su cosa hanno vissuto, cosa gli è piaciuto e cosa no, e la maggioranza delle risposte sono positive. Terremo conto anche delle risposte negative per apportare dei miglioramenti.
Anche gli insegnanti hanno risposto molto bene, abbiamo visto che l’uso della piattaforma non è visto come qualcosa in più da fare (nel mondo della scuola alcuni progetti sono visti come calati dall’alto), ma come un’opportunità da poter usare nei momenti che loro ritengono importanti in relazione al percorso didattico.